martedì 14 maggio 2013

Un borgo di contrasti

L'odierno centro urbano è costituito dalla città nuova, che si estende tra la ferrovia e la costa con strade a reticolo ortogonale, e dalla città vecchia, fra i porti nuovo e vecchio, chiusa a est dalle mura che la separano dal lungomare, con impianto urbanistico medievale.
Tutti sono abituati, camminando per le strade della Bari “nuova”, a concentrare l’attenzione su negozi, boutique e vetrine griffate: la moda sembra essere fonte di vita delle vie, evidenziando l’aspetto consumistico della città. Ma, alzando lo sguardo, ci si rende conto di passeggiare nel “borgo dei contrasti”, un borgo, cioè, dove coesistono edifici di almeno due secoli. Molti furono realizzati nell’Ottocento, altri agli inizi del Novecento, altri ancora negli anni sessanta-settanta del XX secolo. Alcuni edifici sono rimasti invariati nel tempo, molti altri hanno mutato aspetto o funzione, o addirittura non ci sono più.
Osservandoli si viene catapultati direttamente nell’epoca storica in cui sono stati costruiti. Ad esempio, nella via dello shopping, la centralissima via Sparano, palazzetti a due piani dell’Ottocento si alternano ad edifici liberty, a palazzi del ventennio fascista e a costruzioni della seconda metà del Novecento. Vie di contrasti sono anche corso Cavour, dove si nota lo stile eclettico dei primi del Novecento di palazzo Atti e uno stile sicuramente più moderno appartenente agli ultimi decenni del Novecento.
I contrasti, però, non sono solo di natura estetica, ma riguardano anche le caratteristiche del commercio di alcuni decenni fa rispetto all’attuale. Ad esempio, le grandi famiglie che vendevano direttamente al pubblico (Mincuzzi, Sant’Agostino…) hanno ceduto le attività a grandi catene internazionali (H&M, Zara, Benetton…). Palazzo Mincuzzi, che alcuni definiscono il palazzo più bello di via Sparano, mantiene l’aspetto elegante e maestoso dell’Art Nouveau all’interno come all’esterno, ma l’attività commerciale nel 2001 è stata ceduta dalla famiglia alla catena Benetton: è stata come la fine di un’epoca.
Stessa sorte è toccata alla libreria Laterza, che da essere simbolo della cultura barese, frequentata dal filosofo Benedetto Croce agli inizi del Novecento, è passata dagli scaffali e dalle scrivanie in noce della fondazione al restyling degli anni Novanta del Novecento con un arredamento moderno e funzionale costituito da scaffali bianchi, sospesi. Oggi è anche peggio, perché lo spazio della libreria si è ridotto al solo ingresso di via Dante per la cessione della superficie prospiciente via Sparano alla maison Prada.
Tutta la bellezza e l’antichità di questo borgo nuovo, fiore all’occhiello della città e simbolo della sua modernità, sembra pian piano dissolversi, mentre da alcuni anni sta riprendendo vigore la vita nel borgo antico.

Clotilde Losacco
Adriana Coppola
Francesca Colella




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