Se si chiede a un Barese qual è il colore del Borgo Murattiano, che cosa risponderà? Sarà forse indeciso fra due colori, pensando al rosso pompeiano del Teatro Piccinni e al bianco candido del palazzo dell’Ateneo.
Un’indecisione che non avrebbe riguardato certo i Baresi che abitavano all’interno delle mura del Borgo Antico, per i quali la risposta al quesito sul colore della propria città si sarebbe immediatamente risolta nel bianco delle pietre a vista di case e chiese.
Con l’arrivo del generale francese Gioacchino Murat nel 1810, Bari conosce un grande cambiamento estetico. Grazie al viceré si edifica quello che oggi è noto come Borgo Murattiano, caratterizzato da edifici pubblici e dimore aristocratiche, prevalentemente di colore rosso pompeiano alternati ad altri edifici di colore bianco.
Rosso è sempre stato il teatro Piccinni, edificato nel 1854 sul corso Ferdinandeo poi ribattezzato corso Vittorio Emanuele. Sul limitare opposto della strada, sessant’anni dopo, un nuovo teatro fu eretto su un complesso di palafitte: il Margherita, che con il suo bianco contrastava con l’azzurro vivo del mare. Fu poi tinto di rosso; oggi il teatro sul mare ha perso la sua bellezza iniziale, a seguito di restauri in cui è stato ridipinto di una tonalità terrosa che i Baresi definiscono color “ biscotto al Plasmon”.
Ai primi del Novecento, la costruzione del Margherita fu resa possibile dalla volontà dei cittadini, desiderosi di aprire nuovi teatri in cui mettere in scena le opere. Tra i Baresi più operosi si segnalarono i fratelli Petruzzelli, i quali nel 1903 su corso Cavour inaugurarono un maestoso teatro al quale diedero il proprio nome. L’edificio in origine era bianco, nel tempo ridipinto in rosso pompeiano. Il colore attuale, più simile ad un terra di Siena, si deve alla ridipintura degli ultimi anni, quando il teatro è stato ristrutturato a seguito di un incendio avvenuto nel 1991.
Tra gli edifici di maggior prestigio architettonico Bari possiede la Camera di Commercio, edificata nel 1889, la quale spicca per il bianco della facciata ed è caratterizzata dalla presenza di un giardino alle sue spalle che si affaccia sul meraviglioso lungomare. Qui, sia in questo caso sia in vari altri, sono presenti colori a contrasto: il verde delle piante e l’azzurro del mare, mitigati dal bianco degli edifici.
Uno dei palazzi che meglio caratterizza la Bari novecentesca è Palazzo Fizzarotti sul corso Vittorio Emanuele. La particolarità dell’edificio è l’eccentricità, dovuta alla patina dorata della facciata e alle decorazioni musive che fanno di questo stabile una delle dimore più singolari della città.
Un ritorno alla tipica tinta bianca si ritrova in via Sparano, nella maestosità di Palazzo Mincuzzi, divenuto una delle maggiori espressioni dell’attività commerciale barese. Esso possiede una fastosità di decoro che lo rende simbolo di ricchezza e lo associa per il suo interno ad un teatro.
La domanda con cui si è partiti è ancora aperta, come testimonia questa carrellata di edifici prevalentemente rossi o bianchi. Piuttosto, l’amministrazione civica dovrebbe dotarsi di un piano del colore per evitare che, sia nel pubblico sia nel privato, nella ristrutturazione degli edifici si adoperino tinte non in linea con l’estetica cittadina, come in alcuni casi sta purtroppo avvenendo.
Valentina Giannelli
Maria Maggi
Eloisa Sofia Masciopinto
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